Introduzione
da un testo di Giuseppe Conte
I temi più cari a Whitman, i quali si riflettono nelle sue poesie, sono, come lui stesso gli descrive:
Cameratismo, Allegria, Soddisfazione e Speranza.
Mentre per il proprio stile egli lo definisce in questo modo:
“ Io perfeziono e rifinisco ben poco: non potrei, in relazione al mio disegno. Il lettore avrà sempre la sua parte da fare, proprio come io ho avuto la mia.”
Formatosi nelle redazioni di giornali, la sua formazione come scrittore include la lettura di testi sacri, Shakespeare, alcuni filosofi greci. Non amava seguire i poeti lirici, il che, per un poeta moderno, rappresenta un’eccezione.
Whitman, il quale mette al centro del suo interesse le masse democratiche dell’(allora) nuovo continente (gli Stati Uniti), ha uno scopo ben definito, basato sulle sue letture e sulla sua professione giornalistica: scrivere un libro sacro che santifichi il presente, fatto di democrazia, lavoro, corpo (e quindi eros).
Un progetto eclettico, che porta i poeti europei suoi contemporanei a diffidare di lui e dei suoi scritti, salvo poi, in alcuni casi, rivalutarlo più tardi.
La poesia di Whitman da un lato si pone come energia, forza eversiva che scardina l’ordine, dall’altro come canto che celebra il presente e la realtà nei suoi aspetti minimi, come un filo d’erba che nasce. E questo suo amore per i particolari e la terrestrità è ben evidente in tutta la sua opera, soprattutto nelle sezioni iniziali.
Il concetto di democrazia di Whitman, molto caro a Whitman, non è solo politico o morale, egli esalta massa e individuo contemporaneamente, come loda sia il singolo che l’eguaglianza.
Tuttavia il suo argomento preferito è chiaramente la libertà, conseguita in seguito a un nuovo accordo con la natura.
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