lunedì 28 maggio 2012

Mammut

C’è gente nata per esser furba, c’è gente nata per subire. E c’è gente che si ritrova ad esser fuori dagli schemi. Fuori dalle idee dei partiti, dei sindacati, che hanno dentro la voglia di lottare, che nell’operaio, con le mani sporche, vedono l’uomo, non un numero.
Bernassa è uno di questi; tosto, tutto d’un pezzo. Che ha lottato per anni, per sé e per gli altri operai, senza secondi fini.
Ma ormai è stanco.
Anche se ha ne vinte molte, è stato sempre a fatica.
Anche se adesso tutto va bene, c’è sempre un qualcosa che turba la quiete.
Bernassa è stanco, e, forse, sta pensando di mollare…
Un libro su cui non bisogna soffermarsi a pensare durante la lettura, bisogna immergersi in questa storia di un operaio (e di una fabbrica), in cui citazioni latine si mischiano col turpiloquio della classe operaia.
E se anche il passato e il futuro si mischiano confondendosi al lettore non deve importare.
Perché sarà anche un romanzo, ma è un romanzo scritto da uno che le mani se l’è dovute sporcare, che all’università c’è andato quando i suoi figli avrebbero potuto diplomarsi.
Vi è dentro una potenza, in questo libro, una sincerità che trasuda umanità, che ci mostra ragionamenti diversi, senza prendere posizione.
E che diverte.
Dannazione se diverte questo libro.
Lontano dalle pippe mentali sul potere operaio scritto in modo intellettualoide, qui il lettore si trova davanti alla realtà, che, se la si dipinge bene, sa anche far sorridere.
Mauro Biancaniello

Stiamo parlando di "Mammut" di Antonio Pennacchi - pubblicato da Mondadori

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