Visualizzazione post con etichetta Aleister Crowley. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Aleister Crowley. Mostra tutti i post

domenica 27 gennaio 2013

Del silenzio e della segretezza


Magick - La Magia secondo Aleister Crowley
5. Del silenzio e della segretezza

Lo scongiuro è un termine comune che indica una forma di esorcismo per evitare ogni possibile danno derivato dalle forze maligne, esse può essere espletata attraverso supplica o preghiera.


Crowley afferma che gli scongiuri più potenti sono quelli tratte da lingue anchestrali o di lingue “imbastardite”.
Gli scongiuri possono essere visti, quindi, come un insieme di parole formidabili, che fuoriescono involontariamente dal mago come ruggiti in rapide successioni. Essi hanno l’effetto di esaltare la coscienza del mago.
Non bisogna infatti dimenticare che il mago non si limita alla riproduzione di parole umane: unisce quindi a formule prestabilite scongiuri spontanei e suoni di strumenti.
Lo scongiuro, tuttavia, può anche essere premeditato, un unione di parole potenti, magari prive di senso nell’insieme ma che, unendosi, acquisiscono una forza potente.
Il mago avrà acquisite molto parole del genere e le avrà unite e ridotte per creare un’unica parola. Dopo averla ideata, tale parola non dovrà essere pronunciata finché il mago non giunge al momento supremo: non deve essere un uso premeditato, bensì lo sgorgare di una cascata improvvisa, che si effettua contro la volontà del mago, tanto deve essere la sua ritrosia nel pronunciarle.

L’efficacia nell’uso della parola segue due strade completamente diverse:
La ripetizione continua e la segretezza.

In merito alla ripetizione: la litania ha spesso il risultato di, dapprima, non suscitare interesse, poi scherno e infine di spegnere ogni controversia sul tema, come se tale litania si sia inglobata e stabilita nel pensiero.
Il segreto, invece, si perpetua proprio perché accennato ma mai esplicitato.

Usando questi due metodi contrapposti, il mago mostra sì disponibilità al dialogo, tuttavia si circonda di un’aria di mistero.
Egli diviene simbolo della loquacità e del silenzio assieme.

La parola, per sua stessa definizione, resta condivisione e quindi, seppure il mago percorra il suo percorso da solo, deve essere conscio che l’unirsi con altre persone e creando un’armonia perfetta su singole finalità, otterrà sicuramente un risultato più efficace.
Il presupposto per la collaborazione resta, precisiamo, la più completa sintonia, altrimenti non vale la pena imbarcarsi in imprese tanto ardue con persone su cui non possiamo riporre completa fiducia, creando un insieme armonico.

Anche nella parola, lo scopo del mago deve essere sempre il fine ultimo, tuttavia conscio della forte possibilità che non esistono risultati immediati e certi. Bisogna lasciare che gli avvenimenti scorrano, lasciandosi liberi di cavalcare possibilità impreviste e, soprattutto, di non scoraggiarsi per risultati pochi proficui.

domenica 20 maggio 2012

Dell'equilibrio

Magick - La Magia secondo Aleister Crowley
4. Dell'equilibrio
 
I)
Scopo di ogni cerimonia magica è quella di unire il Microcosmo con il Macrocosmo.
Essi devono essere posti in perfetto equilibrio, in modo da far coincidere le due immagini. Tale equilibrio viene affermato dal Mago nel disporre il Tempio in modo perfettamente simmetrico: se a nord vi è qualcosa, dovrà esserci qualcosa anche a sud. Per questo motivo tutti gli strumenti posti nel Tempio sono perfettamente proporzionati l’uno con l’altro,
Anche lo stesso Mago deve essere bilanciato: se tiene uno strumento con una mano, nell’altra deve avere un altro strumento. Anche ogni movimento deve essere bilanciato: un passo, anche breve, a sinistra, comporta un passo a destra.
L’immagine che così si crea è la correzione di un’idea sottintendo la contraddizione in essa contenuta.
Il pensiero del Mago, quindi, deve essere sempre sottoposto a questo processo/smembramento: dapprima distrutto, dall’analisi ne esce equilibrato. L’idea non equilibrata è a rischio di duplicità, ingannevolezza e deviazione: ogni verità è relativa.
II
Tutto ciò che viene usato dal Mago deve essere vergine, ovvero immacolato dal tocco di ogni altro: è il Mago l’unico che abbia mai usato lo strumento.
Pensate al bastone: per tagliarlo bisogna usare un coltello, per usare il coltello bisogna saperlo costruire… L’insegnamento di questo consiglio (che quindi trascende il dogma) è far imparare al Mago che egli agisce all’interno di un ambiente e che, quindi, si ha bisogno dell’aiuto degli altri. E vi è anche un altro insegnamento: qualsiasi risultato, anche la semplice creazione di un bastone, viene raggiunto solo con fatica, senza facilitazioni.
Se, infatti, il Mago segue l’insegnamento e costruisce da sé la sua spada, questa creazione gli donerà insegnamenti su cose che ignorava.
Il Mago, quindi, non si fa servire, bensì si rimbocca le maniche in funzione del risultato.
Un altro insegnamento è che ogni gesto del Mago deve essere singolo: quando si taglia il legno per il bastone il colpo deve essere secco e unico.
L’insegnamento è che abbracciare la Magia significa rinunciare ai compromessi e procedere con decisione nella propria strada.
Altro consiglio: non mercanteggiare con ciò che ti serve per il compimento dell’opera: qualsiasi sia il valore che lasci, ciò a cui è destinato lo scopo della tua compera ha un valore incommensurabilmente più alto: il più infimo degli strumenti del Mago ha un valore maggiore di tutto il resto dei suoi averi,
Inoltre il non mercanteggiare, il seguire l’obiettivo ad ogni costo con decisione, porterà il cosmo ad agire al favore del mago: la completa dedizione all’opera solleverà il Mago anche dalle estreme difficoltà per sollevarlo dalla miseria.
È un darsi interamente al cosmo che favorisce la sorte di chi è capace di compiere sacrifici senza aver dubbi.
III
L’invocazione di un dio, elevarsi a tale divinità, richiede un triplice processo:
  • Purificazione
  • Consacrazione
  • Iniziazione
Quindi non  è unicamente il Mago a sottoporsi a questo processo, ma anche i suoi strumenti. Riferendoci a quanto sopra, come il Mago si purifica prima dell’invocazione, allo stesso tempo userà una Coppa il cui metallo non è mai stato usato per altri scopi.
Quindi è come se ogni strumento del Mago venisse purificato, consacrato e quindi immesso in un processo d’iniziazione, di pari passo con la via che lo stesso Mago percorre.¨
Avendo gli strumenti una finalità tanto importante, il Mago se ne prende la massima cura e dona loro il rispetto dovuto a un fido compagno di viaggio.
Ed è quindi con cura, con cognizione di causa che egli si appresterà al loro uso e, con la stessa concentrazione, li metterà in atto.