4. Il mondo degli umani
I) Prometeo l’astuto
Come ripartire sorti e onori tra dèi e uomini, quando questi ultimi sono molto più deboli? È chiaro sin dall’inizio che non è un confronto alla pari, quindi la ripartizione dovrà essere magnanima, ma dovrà tenere conto della supremazia degli dèi.
Zeus sceglie come giudice Prometeo.
Prometeo è figlio di un titano, Giapeto, e questo lo rende un’anomalia nel mondo degli dèi: egli, infatti, non è né olimpico, né un titano. Scaltro e astuto, ma anche indisciplinato e ribelle, si è tenuto neutrale nello scontro tra olimpici e titani, seppure si dica che egli abbia dato preziosi conflitti a Zeus durante la guerra e, per questo motivo, Zeus lo considera un alleato.
Sia Zeus che Prometeo sono simili, accumunati soprattutto da una caratteristica: l’astuzia. Essere astuti significa trovare nuove idee, ma anche essere capaci di mentire (senza farsi scoprire) per ottenere i propri scopi.
Ma la loro più grande differenza sta nella natura regnante di Zeus, che a Promoteo, semplicemente, non interessa; egli, infatti, è il contestatore per antonomasia, incapace di ricoprire ruoli chiave nei governi.
Quindi un alleato, ma non un concorrente al trono.
Inoltre Promoteo condivide un aspetto con gli umani, rappresentata dalla sua natura ambigua di dio (né olimpico, né titano), così come gli uomini posseggono un aspetto divino (dapprima convivevano con gli dèi) e un aspetto terreno, animale.
II) Una partita a scacchi
Uomini e dèi vengono quindi riunito per la ripartizione di sorti e onori e Zeus incarica Prometeo di affrontare la spartizione.
Prometeo allora va a prendere un enorme bovino e lo macella, seguendo i rituali. Poi ne spolpa tutte le ossa e lo avvolge in un sottile strato di grasso bianco ed appetitoso. Quindi prende carni e viscere (la parte commestibile) e le avvolge nelle pelle dell’animale. Sono così pronti due pacchetti, che Prometeo appoggia sulla tavola di Zeus i due pacchetti: uno dall’aspetto appetitoso e l’altro di aspetto poco invitante , invita quindi il padre degli olimpici a scegliere. Zeus sceglie il pacchetto con lo strato di grasso bianco, lo apre… e si trova davanti solo ossa spolpate. Capisce di essere stato ingannato, perché sa che l’altro pacchetto, quello con tutte le parti commestibili, andrà agli umani.
In questo modo Prometeo ha praticamente deciso il rapporto tra dèi e umani, i quali lo faranno attraverso il rituale del sacrificio, come egli stesso ha macellato la bestia. La carne degli animali saranno cucinate e mentre il fumo andrà su verso l’Olimpo come tributo, gli uomini ne mangeranno la carne.
Prometeo, in questo modo, mostra la poca sostanza delle apparenze. E se si potrebbe obiettare che Prometeo ha scelto la parte migliore per gli umani per favorirli, bisogna anche tenere conto che ciò che distingue l’umanità è il bisogno di cibo, mentre gli dèi si nutrono per godimento, non per necessità, essendo la loro immortalità sostenuta dal nettare e l’ambrosia. Inoltre le ossa rappresentano qualcosa di duraturo, al contrario della carne che presto si decompone, quindi agli dèi, esseri eterni, va la parte più longeva, che non risente troppo del passare del tempo.
Inoltre per i greci il midollo osseo è in relazione con il cervello e il seme maschile, rappresenta quindi vitalità e fertilità.
La carne si decompone, lo scheletro è l’architettura del corpo, l’elemento di continuità. E se gli dèi, dopo questa spartizione, ricevono la vitalità, agli esseri mortali viene dato il cadavere.
Zeus capisce di essere stato ingannato perché i due pacchi erano avvolti da apparenze fuorvianti. Se non vi fosse stato questo trucco forse avrebbe potuto accettare la decisione di Prometeo, così, invece, decide di punirlo, in una gara all’ultima astuzia.
III) Un fuoco mortale
Dopo la spartizione tra uomini e dèi, Zeus decide di nascondere agli uomini il fuoco e il grano, come vendetta nei confronti del gesto di Prometeo. Quindi Zeus decide di togliere agli uomini ciò che era a loro disposizione:
Il fuoco era frutto dei fulmini di Zeus, il quale lo depositava su dei frassini affinché gli umani potessero usarlo per scaldarsi. Anche i cereali e le carni erano un dono: mentre i cereali spuntavano autonomamente, così le carni erano già cotte, pronte da consumare.
Nascondendo il fuoco, quindi, Zeus non da modo agli umani di mangiare la carne in seguito alla spartizione.
Prometeo, quindi prolungando il gioco contro Zeus, decide di intervenire:
Sale al cielo con un ramo di ferola, legno umido all’esterno e secco all’interno. Sembra un viandante qualunque, che passeggia con il suo bastone. Dentro il legno nasconde uno dei sperma pyros (semi di fuoco) di Zeus. Il legno comincia a bruciare al suo interno mentre Prometeo torna sulla terra.
Quindi Prometeo gioca ancora sulla diversità tra apparenza e sostanza.
Dona quindi questo fuoco agli umani, che subito lo usano per cucinare la carne e ravvivare i propri focolai.
Zeus, quando se ne accorge, è colto dal furore.
Ma nulla può fare Prometeo per i cereali:
Mentre prima gli esseri umani lo trovano pronto da cogliere, ora, in seguito al volere di Zeus, devono zappare la terra e coltivarla per cavarne nutrimento. Quindi l’essere umano, abituato all’età dell’oro, senza fatica, ora deve sudare e lavorare. Deve anche imparare a risparmiare, seguendo il ritmo della terra, facendo provviste per i tempi magri.
Anche qui notiamo il richiamo al fuoco nella ferola: come Prometeo ha nascosto il seme di fuoco nella pianta, così ora gli esseri umani devono nascondere il seme nella terra per poi cogliere i cereali e il grano.
E sempre il fuoco non è più un dono divino ed eterno, ma va controllato, tenuto vivo per non farlo estinguere.
IV) Pandora ovvero l’invenzione della donna
L’età dell’oro dell’essere umano è terminata: egli non vive più dei doni degli dèi, ma, nel bene e nel male, è divenuto civilizzato.
Ma la partita a scacchi tra Zeus e Prometeo continua, con l’umanità che se ne ritroverà schiacciata. Questa umanità sta ora per subire un nuovo cambiamento: dove prima vi erano solo uomini, ora Zeus decide di creare la donna.
Nella storia della creazione della donna non possiamo fare a meno di notare, a mio avviso, la visione patriarcale e maschilista della cultura greca, nelle righe seguenti si vedrà esattamente il perché della mia affermazione:
Zeus, per questa nuova creazione, convoca gli dèi Efesto, Hermes, Atena e Afrodite.
Ad Efesto viene chiesto di creare una giovane donna, non ancora in età di marito. Efesto la creerà dalla creta, modellandola con l’acqua e Hermes la anima, dandole anche il dono della parola, inclusa la capacità di dire menzogne.
Afrodite e Atena vengono incaricate di adornarla con gioielli e abbigliarla con grazia.
Abbiamo di fronte un altro esempio di come l’apparenza svii dalla sostanza:
Una donna (la prima in assoluto), di bellezza vertiginosa, ma dotata di tempra che tende all’infido.
Infatti anche se ella possiede, come l’uomo, il dono di parlare, nelle sue parole è spesso implicita la menzogna.
È la seduzione amorosa personificata, che risplende come il giorno, eppure possiede la doppiezza (e il fascino della notte).
La prima donna avrà il nome di Pandora.
Zeus, quindi, fa dono all’uomo della donna (Pandora), ma ad esso riserva anche la disputa e la violenza, praticamente rimandando al genere umano i conflitti per allontanarli il più possibile dall’Olimpo.
Prometeo capisce subito dove Zeus voglia andare a parare e subito avvisa suo fratello, il poco scaltro Epimeteo, di non fidarsi di eventuali doni che questi potrebbe ricevere dagli olimpici.
I due fratelli sono molto diversi: come Pro-meteo capisce in anticipo, così Epi-meteo spesso comprende troppo tardi il male che gli può accadere.
Infatti Epimeteo, quando riceve in dono Pandora dagli dèi, non la rifiuta, nonostante l’avviso del fratello, e la accoglie in casa, completamente affascinato da lei.
Il loro matrimonio avverrà dopo appena un giorno.
Così, ora, l’umanità ha volto duplice, maschile e femminile, ma anche la loro genesi è legata alla fecondazione, non più un dono divino, e anch’essa è legata alla sofferenza (del parto).
La vita con Pandora si rivela presto difficile per Epimeteo:
Perenne affamata, Pandora non si accontenta di nulla richiedendo sempre di più, anche quello che Epitemeo non può offrirle.
Non a caso si è detto che è affamata: nasce l’immagine dell’uomo, chino sui campi a lavorare tutto il giorno, contrapposto a quello della donna, che resta in casa ad attendere che vi sia cibo per consumarlo voracemente. E la fame è anche quella sessuale, con la donna che pressa l’uomo continuamente per avere le sue prestazioni, sia sui campi che nella camera da letto.
La donna, quindi, viene vista dai greci come qualcuno capace di ammaliare, per poi prendere per sé tutti i possedimenti della propria vittima.
V) Lo scorrere del tempo
Pandora è quindi divenuta la sposa di Epimeteo. Passa del tempo e Zeus decide di iniziare quello che sarà la fine del suo gioco/scontro con Prometeo:
suggerisce a Pandora di aprire una giara, nascosta tra le tante giare che si trovano in ogni casa dell’antica grecia. Le dice di farlo quando il marito è a lavorare, e di richiudere subito il coperchio.
Pandora, atteso il momento opportuno, apre la giara. Lei non sa che in quella giara erano nascosti tutti i mali del mondo (fatica, morte, malattia, incidenti e tanti altri mali ancora). Fedele alle istruzioni ricevute, ella richiude subito la giara, lasciando intrappolata in essa l’elpis, la speranza, l’attesa di ciò che deve ancora accadere.
Ed ecco come il piano di Zeus per l’umanità arriva al suo termine, con l’essere umano che non ha più nulla dell’età dell’oro, succube della fatica e dello scorrere del tempo (che, nell’era di Crono, era inamovibile), il che conduce alla morte, precedentemente sconosciuta.
Ma anche Prometeo subirà la sua punizione:
Zeus lo imprigiona tra cielo e terra, su una montagna, incatenato ad una colonna, divenendo immortale nutrimento dell’aquila di Zeus, il volatile che porta il fulmine del dio, messaggero della sua immensa forza. Come Prometeo ha lasciato la carne di animale all’uomo, così ora egli stesso diviene carne per l’animale di un dio.
Ogni giorno l’aquila si ciba della carne di Prometeo, ogni notte questa si rimargina, in modo che poi possa essere usata nuovamente come nutrimento all’indomani.
E così egli resterà per anni e anni, finché il figlio di Zeus, Eracle (Ercole), lo libererà con il consenso di Zeus, ma questa è un’altra storia…
In questa storia di scontro di astuzie, è facile identificare Prometeo come un essere diviso a metà: di discendenza divina, favorisce l’umano.
Eppure egli sarà parte causale della fine dell’età dell’oro dell’uomo, dell’inizio dello scorrere del tempo mortale.
Ed è nella sospensione tra i due mondi che la sua punizione diventa perfetta immagine: imprigionato su una colonna di una montagna, a metà strada tra umano (terra) e divino (olimpo).
Come ripartire sorti e onori tra dèi e uomini, quando questi ultimi sono molto più deboli? È chiaro sin dall’inizio che non è un confronto alla pari, quindi la ripartizione dovrà essere magnanima, ma dovrà tenere conto della supremazia degli dèi.
Zeus sceglie come giudice Prometeo.
Prometeo è figlio di un titano, Giapeto, e questo lo rende un’anomalia nel mondo degli dèi: egli, infatti, non è né olimpico, né un titano. Scaltro e astuto, ma anche indisciplinato e ribelle, si è tenuto neutrale nello scontro tra olimpici e titani, seppure si dica che egli abbia dato preziosi conflitti a Zeus durante la guerra e, per questo motivo, Zeus lo considera un alleato.
Sia Zeus che Prometeo sono simili, accumunati soprattutto da una caratteristica: l’astuzia. Essere astuti significa trovare nuove idee, ma anche essere capaci di mentire (senza farsi scoprire) per ottenere i propri scopi.
Ma la loro più grande differenza sta nella natura regnante di Zeus, che a Promoteo, semplicemente, non interessa; egli, infatti, è il contestatore per antonomasia, incapace di ricoprire ruoli chiave nei governi.
Quindi un alleato, ma non un concorrente al trono.
Inoltre Promoteo condivide un aspetto con gli umani, rappresentata dalla sua natura ambigua di dio (né olimpico, né titano), così come gli uomini posseggono un aspetto divino (dapprima convivevano con gli dèi) e un aspetto terreno, animale.
II) Una partita a scacchi
Uomini e dèi vengono quindi riunito per la ripartizione di sorti e onori e Zeus incarica Prometeo di affrontare la spartizione.
Prometeo allora va a prendere un enorme bovino e lo macella, seguendo i rituali. Poi ne spolpa tutte le ossa e lo avvolge in un sottile strato di grasso bianco ed appetitoso. Quindi prende carni e viscere (la parte commestibile) e le avvolge nelle pelle dell’animale. Sono così pronti due pacchetti, che Prometeo appoggia sulla tavola di Zeus i due pacchetti: uno dall’aspetto appetitoso e l’altro di aspetto poco invitante , invita quindi il padre degli olimpici a scegliere. Zeus sceglie il pacchetto con lo strato di grasso bianco, lo apre… e si trova davanti solo ossa spolpate. Capisce di essere stato ingannato, perché sa che l’altro pacchetto, quello con tutte le parti commestibili, andrà agli umani.
In questo modo Prometeo ha praticamente deciso il rapporto tra dèi e umani, i quali lo faranno attraverso il rituale del sacrificio, come egli stesso ha macellato la bestia. La carne degli animali saranno cucinate e mentre il fumo andrà su verso l’Olimpo come tributo, gli uomini ne mangeranno la carne.
Prometeo, in questo modo, mostra la poca sostanza delle apparenze. E se si potrebbe obiettare che Prometeo ha scelto la parte migliore per gli umani per favorirli, bisogna anche tenere conto che ciò che distingue l’umanità è il bisogno di cibo, mentre gli dèi si nutrono per godimento, non per necessità, essendo la loro immortalità sostenuta dal nettare e l’ambrosia. Inoltre le ossa rappresentano qualcosa di duraturo, al contrario della carne che presto si decompone, quindi agli dèi, esseri eterni, va la parte più longeva, che non risente troppo del passare del tempo.
Inoltre per i greci il midollo osseo è in relazione con il cervello e il seme maschile, rappresenta quindi vitalità e fertilità.
La carne si decompone, lo scheletro è l’architettura del corpo, l’elemento di continuità. E se gli dèi, dopo questa spartizione, ricevono la vitalità, agli esseri mortali viene dato il cadavere.
Zeus capisce di essere stato ingannato perché i due pacchi erano avvolti da apparenze fuorvianti. Se non vi fosse stato questo trucco forse avrebbe potuto accettare la decisione di Prometeo, così, invece, decide di punirlo, in una gara all’ultima astuzia.
III) Un fuoco mortale
Dopo la spartizione tra uomini e dèi, Zeus decide di nascondere agli uomini il fuoco e il grano, come vendetta nei confronti del gesto di Prometeo. Quindi Zeus decide di togliere agli uomini ciò che era a loro disposizione:
Il fuoco era frutto dei fulmini di Zeus, il quale lo depositava su dei frassini affinché gli umani potessero usarlo per scaldarsi. Anche i cereali e le carni erano un dono: mentre i cereali spuntavano autonomamente, così le carni erano già cotte, pronte da consumare.
Nascondendo il fuoco, quindi, Zeus non da modo agli umani di mangiare la carne in seguito alla spartizione.
Prometeo, quindi prolungando il gioco contro Zeus, decide di intervenire:
Sale al cielo con un ramo di ferola, legno umido all’esterno e secco all’interno. Sembra un viandante qualunque, che passeggia con il suo bastone. Dentro il legno nasconde uno dei sperma pyros (semi di fuoco) di Zeus. Il legno comincia a bruciare al suo interno mentre Prometeo torna sulla terra.
Quindi Prometeo gioca ancora sulla diversità tra apparenza e sostanza.
Dona quindi questo fuoco agli umani, che subito lo usano per cucinare la carne e ravvivare i propri focolai.
Zeus, quando se ne accorge, è colto dal furore.
Ma nulla può fare Prometeo per i cereali:
Mentre prima gli esseri umani lo trovano pronto da cogliere, ora, in seguito al volere di Zeus, devono zappare la terra e coltivarla per cavarne nutrimento. Quindi l’essere umano, abituato all’età dell’oro, senza fatica, ora deve sudare e lavorare. Deve anche imparare a risparmiare, seguendo il ritmo della terra, facendo provviste per i tempi magri.
Anche qui notiamo il richiamo al fuoco nella ferola: come Prometeo ha nascosto il seme di fuoco nella pianta, così ora gli esseri umani devono nascondere il seme nella terra per poi cogliere i cereali e il grano.
E sempre il fuoco non è più un dono divino ed eterno, ma va controllato, tenuto vivo per non farlo estinguere.
IV) Pandora ovvero l’invenzione della donna
L’età dell’oro dell’essere umano è terminata: egli non vive più dei doni degli dèi, ma, nel bene e nel male, è divenuto civilizzato.
Ma la partita a scacchi tra Zeus e Prometeo continua, con l’umanità che se ne ritroverà schiacciata. Questa umanità sta ora per subire un nuovo cambiamento: dove prima vi erano solo uomini, ora Zeus decide di creare la donna.
Nella storia della creazione della donna non possiamo fare a meno di notare, a mio avviso, la visione patriarcale e maschilista della cultura greca, nelle righe seguenti si vedrà esattamente il perché della mia affermazione:
Zeus, per questa nuova creazione, convoca gli dèi Efesto, Hermes, Atena e Afrodite.
Ad Efesto viene chiesto di creare una giovane donna, non ancora in età di marito. Efesto la creerà dalla creta, modellandola con l’acqua e Hermes la anima, dandole anche il dono della parola, inclusa la capacità di dire menzogne.
Afrodite e Atena vengono incaricate di adornarla con gioielli e abbigliarla con grazia.
Abbiamo di fronte un altro esempio di come l’apparenza svii dalla sostanza:
Una donna (la prima in assoluto), di bellezza vertiginosa, ma dotata di tempra che tende all’infido.
Infatti anche se ella possiede, come l’uomo, il dono di parlare, nelle sue parole è spesso implicita la menzogna.
È la seduzione amorosa personificata, che risplende come il giorno, eppure possiede la doppiezza (e il fascino della notte).
La prima donna avrà il nome di Pandora.
Zeus, quindi, fa dono all’uomo della donna (Pandora), ma ad esso riserva anche la disputa e la violenza, praticamente rimandando al genere umano i conflitti per allontanarli il più possibile dall’Olimpo.
Prometeo capisce subito dove Zeus voglia andare a parare e subito avvisa suo fratello, il poco scaltro Epimeteo, di non fidarsi di eventuali doni che questi potrebbe ricevere dagli olimpici.
I due fratelli sono molto diversi: come Pro-meteo capisce in anticipo, così Epi-meteo spesso comprende troppo tardi il male che gli può accadere.
Infatti Epimeteo, quando riceve in dono Pandora dagli dèi, non la rifiuta, nonostante l’avviso del fratello, e la accoglie in casa, completamente affascinato da lei.
Il loro matrimonio avverrà dopo appena un giorno.
Così, ora, l’umanità ha volto duplice, maschile e femminile, ma anche la loro genesi è legata alla fecondazione, non più un dono divino, e anch’essa è legata alla sofferenza (del parto).
La vita con Pandora si rivela presto difficile per Epimeteo:
Perenne affamata, Pandora non si accontenta di nulla richiedendo sempre di più, anche quello che Epitemeo non può offrirle.
Non a caso si è detto che è affamata: nasce l’immagine dell’uomo, chino sui campi a lavorare tutto il giorno, contrapposto a quello della donna, che resta in casa ad attendere che vi sia cibo per consumarlo voracemente. E la fame è anche quella sessuale, con la donna che pressa l’uomo continuamente per avere le sue prestazioni, sia sui campi che nella camera da letto.
La donna, quindi, viene vista dai greci come qualcuno capace di ammaliare, per poi prendere per sé tutti i possedimenti della propria vittima.
V) Lo scorrere del tempo
Pandora è quindi divenuta la sposa di Epimeteo. Passa del tempo e Zeus decide di iniziare quello che sarà la fine del suo gioco/scontro con Prometeo:
suggerisce a Pandora di aprire una giara, nascosta tra le tante giare che si trovano in ogni casa dell’antica grecia. Le dice di farlo quando il marito è a lavorare, e di richiudere subito il coperchio.
Pandora, atteso il momento opportuno, apre la giara. Lei non sa che in quella giara erano nascosti tutti i mali del mondo (fatica, morte, malattia, incidenti e tanti altri mali ancora). Fedele alle istruzioni ricevute, ella richiude subito la giara, lasciando intrappolata in essa l’elpis, la speranza, l’attesa di ciò che deve ancora accadere.
Ed ecco come il piano di Zeus per l’umanità arriva al suo termine, con l’essere umano che non ha più nulla dell’età dell’oro, succube della fatica e dello scorrere del tempo (che, nell’era di Crono, era inamovibile), il che conduce alla morte, precedentemente sconosciuta.
Ma anche Prometeo subirà la sua punizione:
Zeus lo imprigiona tra cielo e terra, su una montagna, incatenato ad una colonna, divenendo immortale nutrimento dell’aquila di Zeus, il volatile che porta il fulmine del dio, messaggero della sua immensa forza. Come Prometeo ha lasciato la carne di animale all’uomo, così ora egli stesso diviene carne per l’animale di un dio.
Ogni giorno l’aquila si ciba della carne di Prometeo, ogni notte questa si rimargina, in modo che poi possa essere usata nuovamente come nutrimento all’indomani.
E così egli resterà per anni e anni, finché il figlio di Zeus, Eracle (Ercole), lo libererà con il consenso di Zeus, ma questa è un’altra storia…
In questa storia di scontro di astuzie, è facile identificare Prometeo come un essere diviso a metà: di discendenza divina, favorisce l’umano.
Eppure egli sarà parte causale della fine dell’età dell’oro dell’uomo, dell’inizio dello scorrere del tempo mortale.
Ed è nella sospensione tra i due mondi che la sua punizione diventa perfetta immagine: imprigionato su una colonna di una montagna, a metà strada tra umano (terra) e divino (olimpo).
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