sabato 11 maggio 2013

Il giovane anticonformista

Vita di Fabrizio De André 
9. Il giovane anticonformista


De André, sempre negli anni del liceo, dimostra di essere una persona capace di pensiero proprio: di ceto borghese, tuttavia non si fare relegare in quel luogo, ma neppure si lascia andare ad estremismi.
Un esempio è un suo dialogo con il suo insegnante di religione, Don Piana: dopo una lezione in cui egli aveva sottolineato la differenza tra la morte di Socrate e quella di Gesù (mostrandolo come uomo dinanzi alla morte che si appella al divino come un mortale), Fabrizio lo saluta, dicendoli che non gli augurerà buona pasqua “perché non ha senso”, “però quel Gesù di cui hai parlato oggi piace anche a me.

Sono tempi in cui Fabrizio partecipa a un giornalino di classe (poco dopo soppresso perché audace nei commenti sui professori) e si avvicina alla musica di George Brassens.
Brassens da a Fabrizio lo spunto per avvicinarsi all’anarchia (tra tutti Max Stirner), come anche a prendere spunti (che si ritroveranno in tutte le sue produzioni) nell’intreccio di culture musicali adottato da Brassens: valzer, giava e tarantella.

Lo studio dell’anarchia porta il giovane ad esplorare l’apparente contraddizione dell’essere parte di una delle famiglie più ricche di Genova eppure di coltivare un forte spirito critico e polemico nei confronti della società. Le buone possibilità finanziarie si mescolano con una vita vissuta tra i vicoli e i poveri, di cui Fabrizio ammira la solidarietà, seppure nasca dalla necessità.

Fabrizio, sin dalla giovinezza, dimostra un forte senso critico, una passione per lo strato meno fortunato della società, il bisogno di narrare storie di reietti come narratore, non come filosofo o poeta.
Nella sua quotidiana impresa di mettere il mondo (e se stesso) continuamente in questione, Fabrizio si dimostra umile sin da quegli anni, capacità che lo ha portato a donare il suo pensiero senza voler dare dettami o insegnamenti, semplicemente raccontando storie.

In questa Genova conservatrice, dominata dal clero e dalla Democrazia Cristiana, Fabrizio conosce un giovane Paolo Villaggio. La loro voglia di vivere, la grande energia creativa di questi due futuri artisti, porta alla realizzazione di grandi scherzi (tutti con un sottofondo di critica sociale) e alla nascita di una forte amicizia che perdurerà fino agli anni settanta.

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