Leggere un libro scritta da un sopravvissuto alle carceri di Pinochet porta il lettore a credere di venire immerso in un’atmosfera di sofferenza, con assenza di gioia.
Ma Sepulveda, nel suo bellissimo “La frontiera scomparsa”, riesce ad imprimere alle sue storie un senso di leggerezza e di umanità, capace di far nascere più di un sorriso.
È l’umanità che si mostra vincente sulla dittatura e sulla repressione.
E l’umanità può essere anche gioia nelle piccole cose, possono essere rapporti umani che nascono nelle difficoltà.
Sepulveda è un ottimo cronista, mostrando la realtà senza finzioni; non esimendosi dal descrivere scene crude, preferisce indugiare sui sentimenti, soprattutto quelli positivi.
Ne esce un raccolta di racconti dall’ottimo sapore, con ingredienti sapientemente mischiati.
Il racconto di un periodo di vita che diviene romanzo non per esigenze narrative, ma per la capacità dello scrittore di mostrare la vita in tutte le sue sfaccettature.
Mauro Biancaniello
Stiamo parlando di "La frontiera scomparsa" di Luis Sepúlveda, edito da Super Pocket
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