In queste settimane tutti abbiamo visto la situazione a Lampedusa: migliaia e migliaia di persone ammassate in unico luogo, una popolazione di migranti (perdonatemi, ma la parola “clandestino” fa fatica ad essere scritta sulla mia tastiera) che supera la popolazione degli stessi residenti. Abbiamo visto sporcizia, condizioni igieniche deplorevoli, persone costrette a dormire per terra o su superfici che non possiamo chiamare nemmeno giacigli.
Tutto questo, ripeto, per settimane.
Ma da ieri tutto sembra essersi avviato verso una sicura soluzione:
“(…) un piano di sgombero, di liberazione dall’isola dei migranti. (…) ieri sera si sono mosse dai porti italiani 6 navi passeggeri (…) queste 6 navi hanno una capienza per 10'000 passeggeri. Sono già iniziate ad un molo, ad un vostro molo, le operazioni di imbarco degli immigranti (…) Significa che da questo momento in avanti in 48-60 ore Lampedusa sarà abitata soltanto dai lampedusani. (…) È chiaro che abbiamo dovuto anche trattare con difficoltà con un nuovo governo della Tunisia (…) controllare finalmente i loro porti, le loro coste per non consentire nuovi imbarchi (…) stiamo anche comperando dei pescherecci affinché non possano più venire usati (…) alcuni di questi immigranti probabilmente potremmo riportarli là da dove sono partiti (…)”
Questo è un estratto del discorso di ieri effettuato dal Presidente del Consiglio Berlusconi a Lampedusa (ho tralasciato la parte riguardanti il “piano verde”, spot su RAI e Mediaset e casinò).
In sintesi, quindi, parrebbe che questo disastro umanitario, che ha sconvolto la vita di migliaia di persone per settimane, sarà risolto in 12 minuti, la durata dell’intervento di Silvio Berlusconi.
E ora non vi sorge spontanea una domanda?
Perché solo ora?
Perché aspettare così tanto e poi compiere un “miracolo immediato”?
Quando il Ministro dell’Interno Maroni già il 14 febbraio scorso aveva annunciato un “esodo biblico” non si poteva già cominciare ad agire? Prepararsi ad accogliere in modo umano l’ondata di persone (non fatevi ingannare dal colore della pelle: anche loro, come noi, fanno parte della razza degli esseri umani) che con semplici barche hanno effettuato un viaggio che gli ha portati stremati ai confini con l’Europa?
A questo nessuno ha ricevuto risposte nemmeno lontanamente soddisfacenti.
E poi un’altra cosa:
Bene, soluzione trovata! Ma ora come si procede? Perché se si dice che si fa una cosa, si spiega anche come la si intenda attuare nel dettaglio, altrimenti puzza di semplice slogan propagandistico. In quella sede, in quel comiz… pardon: discorso non si trova una spiegazione completa.
Da quanto un piccolo osservatore come me ha compreso, i profughi saranno sistemati in Italia, mentre gli altri verranno rimpatriati o suddivisi nei vari comuni italiani.
È su quest’ultima parte che mi vengono dei dubbi, visto che Lampedusa è certamente un punto importante d’approdo per l’immigrazione, ma di certo rappresenta solo una percentuale non maggioritaria del numero complessivo di immigrati che entrano in Italia. Comunque sia, la situazione a Lampedusa era intollerabile da un punto di vista umanitario; mi riferisco non solo alla situazione dei lampedusani, ma anche a quella degli stessi immigrati. E come si intende sistemare una parte di questi immigrati? Con le tendopoli e similis.
TENDOPOLI! Vi rendete conto? Qual è la differenza, sul lungo termine, tra dei gradini di un porto e una tendopoli?
Ma vediamole queste tendopoli: della situazione a Manduria siamo tutti a conoscenza. Parliamo ora di Pisa: oggi il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, su Radio 24 ha affermato di aver appreso dai normali mezzi di comunicazione l’intenzione di istituire una tendopoli all’interno di un ex centro radar statunitense (non un comunicato, una lettera, un’e-mail, manco una telefonata). Filippeschi ha descritto (cito a memoria) la struttura come un luogo simile alla palude, un posto in cui a breve è impensabile farci stare degli esseri umani (anche quelli più abbronzati dell’italiano medio). E cosa scopriamo anche? Che mancano le ordinanze necessarie a procedere ai lavori. Quindi le parole sembrerebbero non essere state seguite dai fatti.
Altra considerazione: non è la prima volta che sentiamo che si vuole impedire ai migranti di partire, purtroppo il passato ci ha insegnato che non sempre i mezzi per attuare questi procedimenti abbiano rispetto della dignità umana.
Per concludere mi sembra si voglia trovare una soluzione ad una grande emergenza creando nuove piccole emergenze. Bisognava, a mio avviso, procedere prima. Non lo si è fatto? Allora che si trovino buone soluzioni a lungo termine, che rispettino l’individuo e che non lo si tratti come bestiame da spostare in massa, trasportato in luoghi in cui troverà indigeni ostili affatto pronto ad accoglierli. Io sono sinceramente convinto che la situazione a Lampedusa sarà sistemata nei termini previsti, principalmente perché sarà un perfetto manifesto elettorale. Ma il passato dimostra (e Napoli e Abruzzo confermano) che i miracoli scompaiono rapidamente e resta il disagio. E l’impressione è che il rimedio per questa malattia non la farà regredire, ma anzi la farà espandere in altri modi, perché i piani a breve termine evaporano quando stanno per troppo tempo sotto gli occhi di tutti. Ma, si sa, per fortuna di alcuni gli occhi dei mass media sono veloci a cedere a nuove lusinghe.
Mauro Biancaniello
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