Da tutte le parti politiche si dice che vige aria da regime nell’informazione televisiva italiana, dal centrodestra fino alla sinistra extraparlamentare.
Intanto giovedì sera Santoro ha terminato quella che potrebbe essere l’ultima puntata prima di una “pausa forzata” di due settimane cantando a squarciagola “La libertà” di Giorgio Gaber. Era sorridente, le ultime parole della trasmissione (terminata con l’immancabile ritardo) sono state: “A giovedì prossimo.”
I toni del direttore generale della RAI, Mauro Masi, il 13 ottobre erano un po’ diversi, non pareva tanto rilassato dopo aver ricevuto i commenti sulla sua decisione: “di sproporzionato sento tante dichiarazioni che inventano dietrologie e scenari del tutto inventati, dimenticando curiosamente il punto fondamentale di tutta questa vicenda. E cioè che milioni di italiani hanno visto in diretta televisiva un dipendente che manda platealmente a quel paese il suo capoazienda. Ciò è totalmente intollerabile in punta di diritto e nel senso comune. Tutto il resto è fuffa".
Quindi, secondo Masi, tutto il resto è fuffa.
Beh, ne prendo atto.
Quindi è fuffa il fatto che una trasmissione televisiva, dove lavorano decine di persone, venga sospesa per punire un unico colpevole. Annozero non si chiama “Santoro show”, non è un monologo lungo ore dove Santoro si riprende con una videocamera piantata davanti a sé. Ci sono altri operatori, altri giornalisti, alcuni hanno un contratto fisso e altri lavorano su commissione. E queste persone verranno pagate per le due puntate che dovrebbero saltare?
È fuffa il fatto di cancellare per due puntate una trasmissione dagli alti indici di ascolto, che anzi non accennano a diminuire e che, di fatto, fanno incassare fior di bigliettoni in pubblicità alla Rai? Lo so io, un fesso qualunque, che i ricavi delle trasmissioni provengono dalle pubblicità e che se queste trasmissioni non se le fila nessuno di soldi non ne entrano. Credo che il direttore Masi ne sia altrettanto informato.
Eppure questi argomenti non sembrano turbarlo. Secondo lui Santoro è stato punito secondo le normative vigenti. Quindi pare che ci troviamo davanti ad un direttore di un gruppo di reti televisive che crede nelle regole, un uomo fermo e probo, a cui non interessano gli stipendi dei dipendenti della sua azienda, a cui nemmeno interessa che questa stessa azienda ci smeni dei bei soldi.
L’ormai famoso “Vaffan… bicchiere” di Santoro forse era un po’ esagerato, a mio modesto parere non c’era bisogno di metterlo. Che poi Santoro sia bravissimo a interpretare il ruolo del martire o del paladino non sarò certo io il primo a dirlo. Una sanzione per il suo compartimento ci stava? Il signor Masi afferma di aver agito nel pieno rispetto di regole ed io gli credo. Mi chiedo però se non era il caso di valutare un tipo diverso di sanzione.
Sono inoltre convinto che come direttore di un servizio televisivo non puoi permetterti di non mandare in onda per due puntate una trasmissione di successo, non puoi farlo per il rispetto dell’azienda per cui lavori. Perché se la RAI fosse un’azienda privata, i proprietari si sarebbero messi le mani nei capelli per questa decisione e poi avrebbero subito tentato di chiamare il signor Masi, di certo non per fargli i complimenti per la sua rettitudine e per il rispetto delle regole.
Personalmente la scelta di Masi mi pare manchi di senso della realtà applicata al sistema televisivo e mi fa sinceramente dubitare di lui in qualità di direttore di un servizio pubblico che viene pagato anche con il contributo dei cittadini italiani.
E se il signor Masi si ostina a dire che vi sono “scenari del tutto inventati”, da parte mia ripeto che si dice che vige aria da regime nell’informazione televisiva italiana.
Mauro Biancaniello
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