martedì 23 febbraio 2010

“Nada” di Jean-Patrick Manchette

Questa è la storia di un sequestro.
Manchette, l’autore, non si schiera da nessuna parte: né in chi sequestra, né in chi viene sequestrato, né in che ricerca entrambi. Il lettore non saprà il perché questo ambasciatore statunitense debba venire sequestrato. Siamo negli anni di piombo, quindi possiamo intuire, ma non sapremo cosa spinge il gruppo “Nada” a compiere quel gesto. Non sono eroi senza macchia, capaci di immolarsi per un ideale, ma nemmeno dei criminali senza scrupoli. Credono in qualcosa. A cosa? Al lettore non è dato saperlo. Ma non fa niente. Scorre bene questo libro, non indugia nella psicologia e quando lo fa, lo fa con descrizione.
Dicono che sia un noir, se lo è, ha creato un sottogenere.
I capitoli sono brevi, due-tre pagine al massimo. Poche frasi, dove molti altri avrebbero speso righe su righe. Manchette è parsimonioso. Solo due capitoli sono lunghi: quando avviene il sequestro e quando la polizia assalta il gruppo. E lì Manchette è un crudo narratore. Partono i colpi, cascano a terra i morti, Manchette non indaga sui loro pensieri, non ci dice cosa provano nel loro ultimo momento, anzi spesso sposta l’inquadratura dal punto di vista dell’uccisore.
Poca la compassione che suscita l’ambasciatore americano, giocoliere di parole, soddisfatto puttaniere (metaforicamente parlando e non). No, non sono riuscito a provare pietà per lui. Anche perché chi l’ha sequestrato lo tratta con il riguardo del prigioniero politico. Non come carne da macello, non come semplice oggetto di scambio, ma come un essere umano, dalle convinzioni diverse dalle loro, ma pur sempre appartenente alla loro stessa specie.
Nemmeno i poliziotti sono dei santi, tanto meno sadici bastardi. Sono persone con delle convinzioni, diverse dagli appartenenti al gruppo Nada.
Nada.
Questo il titolo del romanzo, questo il principale motivo per cui l’ho comperato. Ci vuole fegato a intitolare un titolo con Nulla, Niente. Manchette l’ha fatto. E, poche pagine dopo l’inizio del libro avevo già capito che quel Nulla non poteva essere in alcun modo riferito alla qualità del libro, un libro senza genere, un libro che parla di molto.
Anzi, forse più che parlare fa intuire, riflettere, pone domande.
E questo, a mio avviso, è una gran cosa, non è affatto una cosa de Nada. Scusate: volevo dire “di Niente.”


Mauro Biancaniello

Abbiamo parlato di “Nada” di Jean-Patrick Manchette – edito da Einaudi nella collana “Einaudi tascabili stile libero”

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