giovedì 21 gennaio 2010

Immigrati: giustizia! O forse no

Oggi ho letto due notizie quasi in contrapposizione tra loro. Per una volta, cominciamo con quella positiva (anzi: quasi positiva).
La cassazione oggi ha raccolto le ragioni di un padre, immigrato clandestino, e bocciato il giudizio dei magistrati della corte d'Appello di Milano: avevano revocato il decreto che autorizzava un soggiorno in Italia per due anni finalizzato all'assistenza dei figli minori. È stato, quindi, concesso un "soggiorno a tempo".
Tale ricorso è stato accettato in base ai principi della Carta di Nizza sul rapporto genitori-figli e i diritti dei bambini, approvata dall'Unione europea nel dicembre del 2000, scolpita nella giurisprudenza italiana e ribadita dalla Suprema Corte con una sentenza nel giugno scorso. Il padre, di nome Chaouch, si era aggrappato proprio a quella sentenza nel ricorso, che è stato accordato.
La notizia ha trovato spazio su Repubblica (http://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/21/news/la_cassazione_sui_calndestini_con_figli_no_all_espulsione-2027084)

Ora l'altra faccia della medaglia:

Il 19 gennaio 2009 in provincia di Catanzaro 8 minorenni hanno aggredito e picchiato con calci e pugni (per motivi razziali, secondo quanto riferito dai carabinieri) un venditore ambulante marocchino di 34 anni, procurandogli ferite per le quali l'uomo ha dovuto farsi medicare in ospedale.
Oggi c'è stato il processo: tutti gli imputati sono stati assolti, perché secondo il Giudice è applicabile la legge 448 del 1988, che prevede l'assoluzione quando il reato commesso è da considerare di lieve entità. E in questi casi, per i minorenni, non vengono applicate sanzioni.
Alla notizia non è, a mio sapere, stata data molto rilievo, l'ho trovata solo su www.julienews.it (http://www.julienews.it/notizia/cronaca/in-8-picchiano-un-marocchino-il-giudice-colpa-lieve/40147_cronaca_2.html)


Due avvenimenti, completamenti diversi, in due aule diverse ma dello stesso paese.
È forte la mia indignazione per quanto accaduto a Catanzaro, è triste constatare che per persone di etnia e cultura diverse adottiamo altri criteri e che anche in un'aula di tribunale, in cui la legge dovrebbe essere uguali per tutti, non vi si trova spesso obiettività. Se non un piccolo segnale, un
breve "soggiorno a tempo" per un padre che vuole crescere suo figlio.

Mauro Biancaniello

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