27 gennaio 1945: la data ufficiale in cui tutto il mondo ricorda di come l’armata sovietica entra ad Auschwitz e libera uomini e donne resi alla stregua di subumani.
Per prima cosa, voglio spiegare com’è stata istituita questa giornata perché ancora troppi ne ignorano l’esistenza e i motivi per cui è stata designata.
In Italia viene istituita con una legge il 20 luglio 2000 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000). Leggiamone il primo articolo: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”
Alcuni anni dopo, il 1° novembre 2005, l’ONU designa l’International Holocaust Remembrance Day. La risoluzione, co-sponsorizzata da 104 stati membri, è stata approvata senza alcun bisogno di voti. La data scelta per questa giornata è sempre la stessa: il 27 gennaio. Traduco le parole che il presidente di assemblea Jan Eliasson ha espresso dopo l’approvazione della risoluzione: “L’olocausto ci ricorda anche dei crimini di genocidio commessi a partire dalla seconda guerra mondiale. Per questo deve essere un avvertimento storico unificato attorno al quale dobbiamo riunirci, non solo per ricordare i gravi crimini commessi durante la storia dell’umanità, ma anche per riaffermare la nostra ferma risoluzione per prevenire la ricorrenza di crimini di questo genere. (…) Non possiamo continuare a ripetere “Mai più” – dopo Cambogia, Rwanda e Srebrenica.”
Sentire parlare di Srebrenica mi ricorda un breve commento da parte di una donna slava (non ricordo la sua precisa origine) che ho incontrato settimana scorsa, mentre guardavamo una foto di Slobodan Milošević: “Stronzo.” Detto come affermazione, senza rabbia ma con mille sfumature fatte di ricordi e, certo, anche di rancore.
Il 1947 a noi trentenni potrebbe sembrare lontano, ma Rwanda e Srebrenica fanno parte della storia recente, marchiata a fuoco nella nostra anima.
Facile dare la colpa alla storia, delle atrocità di cui l’uomo è capace abbiamo ampia testimonianza e solo l’esserci evoluti, l’aver sviluppato una coscienza storica ci permette di condannare queste gesta. Ma non ad impedirle. Ripeto: Rwand e Srebrenica è storia recente. Gli scontri, i morti in Nigeria tra musulmani e cristiani risalgano a qualche decina di giorni fa.
Celebriamo la giornata della memoria, non rileghiamola a data storica, ma viviamola ogni giorno, rispettando il diverso. E usiamola come avvertimento sempre attuale: l’uomo può tramutarsi in bestia, anche nel 21° secolo.
Mauro Biancaniello
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