venerdì 11 novembre 2011

Soldi o morale?

Ora qualcuno dovrebbe dirmi cosa centra la liberalizzazione delle armi con (l’ormai famoso) maxi-emendamento sulla crescita e lo sviluppo che dovrebbe essere votato domani in parlamento.
Perché in questi giorni caotici e frenetici, in cui guardiamo più lo spread che i principi, quasi non ci si accorge che l’attuale maggioranza di governo ha deciso d’infilare una norma che favorisca la liberalizzazione delle armi in questo emendamento tanto atteso.
Fortuna che ci ha pensato la Rete italiana contro il disarmo e l’Associazione nazionale dei funzionari di polizia a mettere in evidenza questo fatto. Citando il segretario dell’ANFP, Enzo Letizia, tale provvedimento è stato "furtivamente introdotto all'articolo 4-undecies comma 7".

Ma di cosa stiamo parlando esattamente? E quali conseguenze avrebbe?
Facciamo un passo indietro:
C’era una volta una legge, la legge 110 del 18 aprile 1975, la quale, al capoverso 7, decretava la creazione di un catalogo nazionale delle armi comuni da sparo, infatti è stato creato un intero dipartimento del ministero degli interni addetto a tale catalogazione, con lo scopo di poter tracciare le armi in mano ai privati, collegando numero progressivo d’iscrizione, descrizione dell’arma e del calibro, produttore e detentore. Non ci vuole certo un genio per capire il perché di tale misura e la sua efficacia nel contribuire a combattere una selvaggia liberalizzazione delle armi (oltre, ovviamente, a rendere più difficile l’attività della malavita italiana).

Passano gli anni e si arriva al luglio di quest’anno, quando la Lega Nord propone in senato un emendamento per l’abolizione della suddetta legge 110. Dopo ore di dibattito, l’emendamento è bocciato. La Lega Nord, con la bocca del suo esponente, il senatore Sandro Mazzatorti, afferma che la bocciatura è “pura demagogia”, il suo collega di maggioranza, Franco Orso (Pdl), si aggiunge al coro, affermando che abolendo questo catalogo si potrebbero usare i soldi derivanti (che lui stima sui venti milioni di euro) in “missioni di pace”.
Ma, come detto, l’emendamento è bocciato e, senza saperlo, tutti noi tiriamo un sospiro di sollievo.
Eppure ci ritroviamo nuovamente a dover trattenere il fiato, visto quanto accaduto in questi giorni.

La mia domanda è sempre la stessa: cosa centra la liberalizzazione delle armi con maxi-emendamento sulla crescita e lo sviluppo?
Certo, su venti milioni non ci ha mai sputato sopra nessuno, men che meno in questi momenti, ma, porca miseria, vi saranno sicuramente altri tagli da fare. Bisognerebbe rendersi conto che qui si parla di Italia, dove la Mafia è nata e ha fatto lunghe radici, creando (passatemi il termine) fratellastri come la Camorra e altre associazioni poche pulite. Quindi quei soldi verrebbero usati per non facilitare ulteriormente traffici che vorremmo vedere evitati.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che così l’Italia potrebbe perdere una fetta di mercato nell’ambito delle vendite (legali) internazionali di armi. La mia risposta, abbastanza evidente dal tono di questo articolo, ve la risparmio.
Ora vedremo cosa ne uscirà fuori, speranzosi, eppure ancora una volta disillusi dall’atteggiamento di una classe dirigente che, in casi come questo, dimostra di potersi allontanare troppo facilmente dall’umanità moralità.

Mauro Biancaniello

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