Saltatempo ha ricevuto in dono da un dio un orobilogio.
Da qui parte una storia, una storia dalla trama che tutti conosciamo:
il paesello in cui arriva la richezzza
la storia italiana degli anni 60
il crescere di un bambino, che diviene un ragazzo per poi essere uomo.
Sembra tutto già visto, tutto già sentito…
ma ci sono due differenze:
La prima è la premessa al libro.
La seconda è che a scrivere è Benni.
Benni che, come di suo solito, ti fa ridere con le storie strampalate, coi nomi inventanti, con le storpiature di parole.
Ma anche un Benni che ti commuove, più del solito.
Quando muore un personaggio.
O quando ricorda la manifestazione di piazza Fontana.
Si addentra nei pensieri politci, Benni, ma è una prosecuzione (o forse un approfondimento) del suo pensiero politico.
Ma è un pensiero che è inutile cercare di incanalare in una dottrina di quelle che oggi conosciamo,
è una dottrina antica, una che parla di amore per l’umanità, la quale può essere brutta oppure sfavillante.
Benni ci racconta di anni che nella storia son passati come di scontri, ma che invece con la penna di Benni divengono vivi di immagini, di emozioni e di colori (e ricordo che anche il rosso sangue è un colore).
Ma anche se io mi sto soffermando troppo sulla politica, in questo romanzo le parti più belle son quelle riservate alla storia e non alla Storia, ovvero delle storie e dei personaggi del paesello di boschi in cui Saltatempo vive.
Splendido e visionario, commovente e incazzoso, questo è un Benni ad ennesima potenza, grande altruista che ci permette di vedere il mondo attraverso i suoi occhi miracolosi.
Mauro Biancaniello
Abbiamo parlato di “Saltatempo” di Stefano Benni – edito da Feltrinelli nella collana “Universale Economica Feltrinelli”
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