Quando i miopi genitori decidono di fermare la guerra tra Alleati
e Germania dell’Est, vi è bisogno di trovare un nuovo nemico.
La scelta non è evidente, ci sono diversi fattori a cui pensare.
Ma, alla fine, il nemico viene individuato: Il Nepal.
E per quale giusto motivo? Ma è ovvio: perché è il solo paese al mondo ad avere una barriera rettangolare!
Amélie Nothomb si mostra ancora una volta come una delle voci più colte e originali degli ultimi vent’anni. Cosa possono fare un gruppo di bambini, figli di diplomatici, nella Pechino degli anni ’70? S’inventano di riprendere dal II° conflitto mondiale e ricreare le fazioni che si erano date battaglia anni prima.
Il presupposto, che appare assurdo, è invece portato avanti con intelligenza, narrato in prima persona da una bimba coltissima, che, crudamente, mette in parole il mondo visto dagli occhi dei bambini, in cui una bicicletta può divenire un cavallo, una bambina un cavaliere e un quartiere un luogo di guerriglia.
E sono proprio i toni della narrazione a renderlo intrigante: si spiegano, tra le righe, il perché inventarsi un gioco così crudele, ma la maggior parte della narrazione è concentrata su cosa questi moderni guerrieri fanno, non sulle loro motivazioni. Perché la motivazione più evidente è davvero lampante: sono solo dei bambini.
Capaci di crudeltà, d’inventarsi torture ingegnose (seppure mai durevoli nel tempo).
E al racconto di questa guerra si mischia l’amore della protagonista per una bella bimba italiana, che le farà apprendere come, nella vita, sia importante imparare l’arte del sabotaggio d’amore.
Un libricino che si legge velocemente, mai noioso, in cui le riflessioni infantili si mischiano allo sguardo in retrospettiva dell’adulto, senza, tuttavia, mai giudicare.
E se, come altri libri di quest’autrice, il risultato è scioccante, resta una notevole eccezione alla solita melensaggine dei libri che parlano di bambini.
Abbiamo parlato di “Sabotaggio d’amore” di Amélie Nothomb – edito da Quanda nella collana “Le Fenici tascabili”
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