La politica italiana ignora le più essenziali regole della sana attitudine che dovrebbe avere un essere umano:
- Ammettere l'errore:Senza ammissione di colpa, non vi può essere un percorso che porti ad evolversi come essere umano
- Cambiare o morire:Chi non è capace di evolvere i propri punti di vista, soprattutto quando questi si rivelano fallaci, sarà destinato alla morte sociale e unico responsabile della decadenza del proprio equilibrio psico-fisico, in quanto diverrà una persona frustrata.
Se per certi politici questa regola sembra non valere (nemmeno per quanto riguarda il proprio elettorato), il segretario Bersani ha mostrato troppe volte che quanto sopra corrisponde a verità.
Dopo un avvio (come segretario) piatto, Bersani ha avuto il suo unico momento di gloria vincendo le primarie del centrosinistra. E l'ha fatto mostrando coerenza unito a spirito d'innovazione.
La vittoria del PD alle elezioni politiche era, ormai cosa fatta. Eppure il suo leader ha sbagliato strategia.
Perché il risultato ottenuto non giustifica in alcun modo una tale perdita di credibilità da parte degli elettori.
Non c'è scusa che tenga: Che si parli di persone che non hanno risposto sinceramente nei sondaggi, che ci sia una scarsa fiducia nella politica... Il punto resta che è stata sbagliata la strategia attuata dal PD, perché una strategia vincente porta spesso ad una vittoria e lo fa sempre quando si parte favoriti.
Questa è stata la prima sconfitta di Bersani.
Poi il tentativo di formare un governo. Per quanto, anche in questa fase, Bersani si sia dimostrato coerente, per quanto abbia cercato il suo interlocutore naturale (che, viste le alternative, non poteva che essere il Movimento 5 stelle), per quanto la guerra elettorale rendeva impossibile sincere alleanze, ha fallito nuovamente.
E siamo a due sconfitte del leader Bersani.
A questo punto poteva pensarci bene su come proseguire, invece ha voluto continuare sulla sua strada.
Serve a poco dire "se io sono un problema me ne vado", se poi, invece non lo fai.
Si sarebbe potuto salvare in corner, quando Grillo ha proposto l'appoggio (parziale) ad un nuovo governo se si fosse approvato il candidato alla Presidenza della Repubblica.
Ma no, lui ha fatto la scelta sbagliata: ha cercato il consenso del PdL.
Lo sbaglio non è il tentativo di dialogo, bensì il fatto che sia
iniziato dopo 50 giorni in cui Bersani ha continuato a dire che in Italia non ci sono i presupposti per una "grosse Koalition", che si escludeva il governare con il PdL perché vi erano storie diverse e troppi attacchi. Obiezioni legittime, ma completamente vanificate dalla scelta dell'altro ieri di prendere accordi con il centro-destra.
E questa è la terza e più grave sconfitta di Bersani, certificata durante la prima votazione di ieri.
C'era un unico motivo che, ai miei occhi, poteva (lontanamente) giustificare la sua carica dopo le scorse elezioni: la coerenza.
Bersani l'ha buttata via e ne ha pagato lo scotto.
Ora resta un dubbio: capirà che 3 sconfitte in 50 giorni sono davvero troppe?
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