domenica 21 ottobre 2012

Altri voci altre stanze

Skully’s Landing sembra immersa in una nebbia che avvolge la mente. I suoi abitanti si muovono e pensano in modo fumoso, senza alcuna apparente direzione. Tentano di andare oltre, di sfuggire alla presa di questa terra…eppure vi si ritrovano incatenati. È un luogo inquietante dove vivere la propria giovinezza, questo accade a Joel Konx, trasferitosi dopo aver trascorso l’infanzia nella moderna New Orleans. E combatte il tedio, questo tempo dilatato, ma forse incapace di avere la forza per uscirne vittorioso.

Un romanzo che non pare soffrire dell’età, essendo stato pubblicato quasi 80 anni fa. Stupisce la chiarezza con cui Capote descrive questi personaggi, inducendo il lettore a pensare che si tratti di narrazioni di sogni, ma lo fa subdolamente, basta poco per capire che si tratta di realtà.
Non certo una lettura facile, nemmeno affascinante, eppure ha in sé una crepuscolare bellezza, che giustamente ha portato questo testo ad essere consacrato nella letteratura contemporanea.

Il modo in cui Capote parla dei rapporti delle persone, la cruda veridicità nel mostrare l’egoismo umano, si mischia a uno stile che pennella più che descrivere. Egli mostra al lettore un ragazzo immerso in quella che, palesemente, un terreno che diviene gabbia, circondato da persone ambigue e, ognuna a modo suo, sociologicamente diverse da quello che si possa ritenere la norma.
Ed è ovvio che il giovane Joel si affezioni di più all’unica donna che, con il suo comportamento normale, li da maggiore sicurezza. Diviene, quindi, ancora più crudele il fato che Capote ha scritto per lei.

Altri voci altre stanze rappresenta l’egoismo umano racchiuso in un microcosmo di qualche centinaio di ettari e descritto con vivace intelligenza in 160 pagine


Mauro Biancaniello
Stiamo parlando di “Altri voci altre stanze” di Truman Capote

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