martedì 23 ottobre 2012

Come iniziò la rivolta degli studenti

IL '68 VISTO DA JACOPO FO E SERGIO PARINI
PRIMO CAPITOLO: Come iniziò la rivolta degli studenti
Tutto cominciò in un giorno del ’66, all’interno della redazione della “Zanzara”, un giornale interno del liceo Parini di Milano (uno dei cosìdetti licei bene), quando i redattori Claudia Beltramo Ceppi, Marco De Poli e Marco Sassano decisero di pubblicare un indagine tra le studentesse, intitolata“La condizione femminile”. Sottotitolo: “Un dibattito sulla posizione della donna nella nostra società, cercando di esaminare i problemi del matrimonio, del lavoro femminile e del sesso”.
L’inchiesta suscitò scandalo sull’intero territorio nazionale, seppure le risposte, nell’ottica odierna, non facciano scalpore (esempio: ci si sente più liberi nel fare sesso se si può fare uso di metodi contraccettivi), l’idea che al liceo si potesse parlare di sesso fece imbestialire mezza Italia.
Il giudice Pasquale Carcasio decide d’interrogare i tre autori, aggiungendo, grazie ad una legge del 1934, che dovessero essere nudi.
Tale legge permetteva di far spogliare i minorenni allo scopo di accertare che non vi fossero tare fisiche o psichiche.
E mentre i due ragazzi acconsentirono, la ragazza non ne volle sapere.
L’Italia si spacca in due: Da un parte Democrazia Cristiana e Movimento Sociale Italiano dalla parte del giudice, Progressisti di sinistra e intellettuali a favore della ragazza.
Il caso viene tolto al giudice Carcasio e passa al procuratore capo, Oscar Lanzi, che chiede rinvio a giudizio per corruzione di minorenni e atti osceni.
Ma al processo (presenti 400 giornalisti), il presidente del tribunale Luigi Bianchi D’Espinosa, assolve a formula piena i tre imputati.
La stampa internazionale, dopo questo vittoria, annunciò in prima pagina questo “segno del cambiamento in Italia”.
E la storia prosegue, sempre in Italia, sempre al liceo Parini, quando due anni dopo, nel ’68, 1'100 studenti votarono per appello nominale la prima occupazione di un liceo in tutta Europa.
Dormirono 800 in quella scuola, trovandosi, al mattino dopo, davanti a poliziotti in tenuta di combattimento. Nessuno degli studenti oppose resistenza ed ognuno si fece portare fuori dalle forze dell’ordine.
Non ci fu segno di aggressione, da ambo le parti e i fotografi potevano tranquillamente scattare fotografie che riportassero l’avvenuto.
Il giorno dopo, in segno di solidarietà “contro la violenza poliziesca”, anche il liceo Berchet, sempre a Milano, scese in sciopero.
E, coincidenza vuole, il fuoco divampò ovunque, con operai che s’incazzavano, poliziotti che tiravano calci e studenti che prendevano sassi da terra, pronti a colpire.
Il primo scontro studenti/polizia avvenne sempre nel ’68, a Valle Giulia, Roma.
Ed ancora nel ’68 mille studenti si trovarono a fronteggiare dei poliziotti davanti all’università Cattolica. Mario Capanna, leader del Movimento studentesco di Milano, urlò tramite megafono:
“Scioglietevi o carichiamo!”
Ma fu la polizia a caricare, disperdendo la folla e dispensando consigli con calci e manganelli.

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