lunedì 2 gennaio 2012

Watchmen

Rorschach è un vigilante in costume.
Di tendenze conservatrici, ha avuto un'infanzia difficile, tuttavia mantiene un codice d'onore: non uccide mai, in nessuna circostanza. È taciturno, ma è comunque pronto al dialogo, ha anche diversi amici.
Poi, una notte, tutto cambia.
Ha trovato il covo di un uomo che ha sequestrato una bambina.
È notte, la casa è deserta, solo dei cani, che litigano per un osso.
Rorschach cerca indizi... e trova delle mutandine da bambina, insanguinate. Cerca un corpo, sempre più febbrilmente, poi guarda fuori dalla finestra, guarda i due cani, ancora intenti a litigare. Guarda meglio l'osso che tengono tra le fauci e allora capisce.... Prende una mannaia da un cassetto e si avvicina ai cani.

"Watchmen" è un fumetto vecchio di 27 anni, negli anni l'ho riletto molte volte, non perde mai nulla della sua drammatica narrazione: anche se sai come andrà a finire (e andrà a finire malissimo), non puoi fare a meno di affezionarti ai personaggi incontrati nella storia.
Forse quello che lo rende una spanna sopra agli altri e l'attenzione ai personaggi di contorno, come basti una frase, un solo accenno, a mostrarci un personaggio in tutta la sua interezza di essere umano.


Alan Moore, come dimostra l'episodio sopraccitato, ha varcato, con questa sua storia, il confine tra il bene e il male. Vi erano zone di grigio anche prima, nel colorato mondo dei fumetti di "supereroi", ma restavano, in qualche modo, lontani dal mondo reale. Invece Moore ci dimostra come anch'essi siano umani, capaci di errori enormi, anche se in buona fede.

E ci pone una domanda: Cosa si può essere disposti a fare per ottenere il bene supremo?
La risposta, purtroppo, è orripilante.



Mauro Biancaniello

P.S.: Pochi anni fa è stato girato un film omonimo; se lo avete visto... prendete lo stesso in mano questo fumetto. Anche se il film, sotto certi aspetti, è pregevole, nemmeno si avvicina alla struggente poesia e drammaticità del suo ispiratore

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