3. L'attore è un guerriero lucido e attento
Dopo la morte di Vittorio, Pippo Delbono sente la perdita di un amore durato 10 anni. Si butta completamente nel teatro, all’inizio sotto la guida di Pepe Robledo.
Pepe era scappato dall’Argentina, dove faceva parte di un teatro “rivoluzionario”, sia nel senso politico, che da un punto di vista di linguaggio teatrale. È grazie a Pepe che conosce il teatro Odin in Danimarca.
Pippo si reca in Danimarca, a studiare con loro.
Se prima si sentiva un attore esperto, il contatto con il teatro danese lo obbliga a rivalutarsi:
Da buon apprendista, inizia la giornata alle 7 del mattino, con lunghi training fisici e di acrobatica, oltre a dover far da mangiare per tutti e svolgere varie mansioni domestiche.
Ricorda Pippo: “(..) lì funzionava così, un allievo non imparava soltanto l’arte dell’attore, ma fa tante cose anche molto concrete, pratiche. Solo dopo ho capito che anche questo mi ha insegnato molto su quanto anche il lavoro artistico sia un lavoro umile che ha a che fare con la fatica, con la concretezza anche materiale delle cose.”
Con il teatro Odin, Pippo viaggia per gran parte dell’Europa.
Egli ricorda quei tre anni di formazione come “un lavoro non psicologico, ma sulla coscienza, sulla lucidità dello stare in scena.”
Durante i training, gli allievi danzano nel silenzio, imparano i principi drammatici (il ritmo, il suo cambiamento, le direzioni nello spazio, le perdite di equilibrio e i salti, la danza degli occhi). Imparano tutti principi fisici, non psicologici.
“Nel training ti allenavi a diventare un guerriero lucido e attento.”
Anche sulla scena, l’attore è quindi completamente attento al ritmo e alla cadenza, così concentrato sul suo corpo e quello che gli accade attorno, da non permettersi di lasciarsi deviare psicologicamente, affinché possa restare lucido e attento ad ogni particolare della scena.
L’attore si costruisce una “mappa fisica” di gesti, che, con la ripetizione, si affinano e divengono più precisi, dettando il ritmo della scena.
“Nella vita le emozioni, le azioni hanno un ritmo; l’ansia, il dolore, la rabbia, l’attesa. Tutto ha un ritmo che cambia sempre. È quel ritmo che mi interessa.”
Il cardine nel lavoro di attore, secondo Delbono, è la sincerità: non bisogna “essere personaggio”, bensì togliersi qualsiasi maschera e seguire il ritmo dell’azione.
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