In un paese in cui le panchine recano la scritta "Solo per bianchi", una studentessa di colore si reca a concorrere per la selezione di un gruppo di dibattito all'interno di un college per persone di colore.
Lei, Samantha, sarà la prima donna a voler entrare in un simile gruppo.
Il suo insegnante, Melvin B. Tolson, nel suo tempo libero sta cercando di organizzare un sindacato che unisca braccianti bianchi e di colore.
È un film biografico (che si prende alcune licenze narrative) in cui il tema centrale è la rivoluzione fatta con le parole.
E se c'è chi crede che le rivoluzioni partano dai gesti violenti, questo film, diretto (e interpretato) da Denzel Washington, fa ritornare in mente gli insegnamenti della disobbedienza civile e sulla lotta non-violenta.
Emerge chiaramente come spesso la violenza viene usata brutalmente, quasi con un isterismo lontana dall'intelligenza; che l'era moderna, nel bene e nel male, ci ha portato a considerare il prossimo, indipendetemente dal suo colore, come una persona a cui si deve rispetto.
A tratti utopistico, quasi alla ricerca del lieto fine, Washington riesce comunque a mostrare in poche scene, di grande efficacia, la cruda realtà della violenza e della segregazione razziale, imoponendo allo spettatore la riflessione su come questi fatti, lontani quasi un secolo, si possano, purtroppo, ricondurre, soprattutto nei suoi aspetti xenofobi, all'interno della quotidianeità che ci circonda.
Un film che sa rendersi ottimo interprete della dignità umana, della lotta alla violenza fisica e ai preconcetti di ogni tipo, incastanota in un'ottima pellicola dotata di buon ritmo, che lascia lo spettatore a riflettere su quanto ha visto e a giudicare le sue stesse azioni.
Mauro Biancaniello
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