
come da tradizione, avuto una settimana per prendersi il tempo per pensare al nome da dare a suo figlio. I nomi ci segnano, anticipano il nostro destino, non è cosa da poco sceglierli.
Kunta Kinte abitava in Africa prima, lì vi era nato, lì vi era cresciuto.
Prima di venir rapito da degli schiavisti.
Prima di traversare il mare e giungere negli Stati Uniti.
Prima di tentare la fuga per quattro volte.
Prima che gli amputassero il piede, dopo la quarta fuga, facendogli scegliere tra tenersi il suo uccello o il suo arto.
Questa è la storia di Kunta Kinte e della sua discendenza, della famiglia dello scrittore, Alex Haley.
Haley, attraverso una storia lunga più di un secolo, ci porta dapprima nella vita africana, poi nel lungo e tremendo viaggio che porta negli Stati Uniti.
Ci mostra senza enfasi drammatica la vita degli schiavi. Non vi è bisogno di enfasi per quello che racconta, basta raccontare i fatti. Per quanto sia, in parte, narrazione mescolata a ricerca, non vi è bisogno di renderla più colorata. Perché la schiavitù ha due tre colori ben distinti: il nero africano, il bianco europeo e il marrone (di varie tonalità). Haley ci ricorda che esistono i meticci, di come questi fossero, per troppo periodo, unicamente un simbolo dell'ubriacatura di potere dei bianchi, la rappresentazione fisica dell'arroganza del padrone bianco verso corpi neri che erano suoi perché da lui erano stati acquistati.
E ci ricorda che cosa significa davvero il razzismo, quando fa parte di una società al punto tale da impedire di farne una regola e una condotta di vita.
Un libro vero, un romanzo che abbandona la fiction per raccontarci la storia di una famiglia e, come dice Haley stesso, con esso ci racconta la storia dei figli dell'Africa, perché in tutti in loro alberi genealogici vi era qualcuno come Kunta Kinte.
Mauro Biancaniello
Stiamo parlando del libro "Radici" di Alex Haley, edito da Rizzoli nella colanna "Superbur"
Nessun commento:
Posta un commento