critica la guerra, prende in giro gli accordi diplomatici e l'apparato burocratico, difende la libertà sessuale della donna, e, tanto che c'è, prende in giro lo stesso genere a cui questo libro, in teoria, dovrebbe appartenere, ovvero le grandi avventure dei cavalieri.
Attraverso le parole di una monaca di clausura, al lettore verranno narrate le gesta di Agilulfo, il più nobile dei cavalieri (ma che non è nient'altro che un'armatura vuota), Gurdulù, il fedele scudiero che a volte dimentica di essere un essere umano per immedesimarsi in animali, vegetali e persino in oggetti, e una folta schiera di personaggi tratti dalla letteratura medievale.
Niente è semplice, niente è come sembra:
Il giovane Rambaldo dovrà districarsi tra equivoci e burocrazie per affrontare il cavaliere che uccise suo padre.
Carlomagno è ormai troppo vecchio per pensare al passato.
Bradamante è donna, guerriera valorosa, ma tiene la propria tenda come un porcile.
La lussuriosa Priscilla, che scoprirà le gioie dell'amore platonico.
Ci son tante storie che s'intrecciano, lasciando al lettore la gioia di divertirsi ai continui cenni di ironia, che, a un'attenta lettura, portano a riflettere su temi importanti come l'onore, l'amore e la fede.
Ma la star della storia è proprio il cavaliere inesistente: Agilulfo.
Un armatura vuota che si muove grazie alla volontà.
E che ci porta a riflettere sulla differenza tra istinto e aspirazioni: Agilulfo, obbiettivamente, è noioso, ligio alle regole. Eppure è integerrimo: non riposa, pretende il massimo dagli altri, ma, prima di tutti, da se stesso. Il trionfo (in armatura) del codice cavalleresco e delle buone maniere.
Un uomo talmente perfetto che non può essere altro che un cavaliere inesistente.
Mauro Biancaniello
Stiamo parlando de “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino
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