Non è importante la
trama che collega i capitoli di questo romanzo, lo stesso Amos Oz non ci si
sofferma troppo.
È una storia narrata a
tre voci, quella classica del narratore, e poi ci sono quella di Noa e quella
di Theo.
E mentre il narratore,
da una certa distanza, ci parla del progetto di costruire un centro per
tossicodipendenti, i due protagonisti ci mostrano i loro pensieri, anch’essi,
in part,e relativi a quel progetto, tuttavia più incentrata sulla loro vita di
coppia.
Come differiscono
queste due visioni, fatta di amore profondo, ma anche di ripicche e di screzi.
Come appare strano sentire narrata la biografia di Noa dalla voce di Theo, che
la interpreta senza dare opinioni, quasi solo ad elencare i fatti, mentre
invece traspare tutto il sentimento che lo lega alla sua partner.
Amos Oz prende
l’opportunità di sviare questa storia da un contesto, mostrandoci, a volte solo
a tratti, anche altri personaggi. Eppure rimane fedele allo spunto che collega
il tutto, mostrando con onestà un progetto nobile, seppure talmente ingenuo che
dovrà, per forza, scontrarsi con la realtà.
Un libro di difficile
lettura, adatto a chi è interessato a far vagare i propri pensieri verso le vie
che l’autore, sapientemente, sa tracciare.
Stiamo parlando di “Non dire notte”, di Amos Oz
– edito da Feltrinelli nella collana “Universale Economica Feltrinelli”
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