sabato 21 gennaio 2012

Lire 26.900

Un’orgia di slogan!
D’altra parte, cos’altro ci si può aspettare da un libro che narra la biografia di un pubblicitario immaginario?
Come nella pubblicità, anche qui la realtà viene ritoccata con pennellate di esagerazione. Ne esce un libro graffiante e ipnotico, che porta il lettore ad immergersi in un vortice sempre più potente di emozioni e avvenimenti.
Octave parte bene, non si può non simpatizzare con lui: pubblicitario di successo, fa di tutto per essere escluso da quel mondo e, coi lauti guadagni percepiti, andare in pensione a 35 anni. Ma la vita offre strane strade e il ritorno alla normalità diviene una meta sempre più nebbiosa…
Uno splendido ritmo che difficilmente annoia il lettore, uno sguardo impetuoso da un addetto del settore sulla pubblicità, su come l’arte sia succube del mercato. E mentre, a tratti, diventa TROPPO esagerato per essere credibile, resta un piatto succulento, forse troppo abbondante ma mai troppo indigesto.
Stiamo parlando di “Lire 26.900”, di Frédéric Beigbeder – edito da Feltrinelli nella collana “Universale Economica Feltrinelli

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