2.L’ambiente familiare e la fanciullezza di Ganhdi
Mohandas Karamchand Ganhdi
nasce il 02/10/1969 a Portbandar.
Pur essendo questo piccolo
stato sotto la protezione inglese, manteneva, come anche gli altri piccoli
stati sotto il principato del Kathiawar, gli usi della tradizione indiana, in
quanto gli abitanti avevano evitato la contaminazione culturale dell’occidente.
E seppure la famiglia
Gahndi, nelle ultime generazioni, avesse ricoperto spesso la carica di primi
ministri nei vari stati del Kathiawar, essi appartavano, originariamente, al
gruppo catastale vaicya, dediti per lo più al commercio e all’agricoltura.
La madre di Mohandas
era la quarta moglie di Kaba Gahndi, era molto religiosa e si dedicava spesso a
pratiche ascetiche. Nella loro casa, si seguiva la religione indù con contaminazioni
jianie. Il Jianismo insegna una morale austera, che ricorda quella degli
stoici. Seppure entrambe le dottrine (Stoicismo e Jianismo) ammettessero il
suicidio come mezzo per liberarsi dalle leggi ferree della vita, nel Jianismo
tale gesto è comunque considerata come estrema ratio, in quanto liberarsi da un’esistenza
non significa liberarsi dal ciclo delle esistenze (samsâra). Per uscire da tale
ciclo, per non rinascere, bisogna che il karma maturi e arrivi al suo fine,
consumandosi nell’ascesi, ovvero evitare azioni che provochino nuovo afflusso
karmico.
Ad ogni modo, tolto
ogni estremismo (infatti non condiviso da molti praticanti), il Jianismo resta
una dottrina di rinuncia e di sacrificio, che insegna che le azioni dell’uomo
decidono il suo destino.
Il giovane Mohandas
venne quindi allevato in un’atmosfera di grande religiosità, nel culto della
verità, della sincerità e della lealtà.
La sincerità,
soprattutto, è considerata in India come una virtù cardine, la cui esaltazione
si ritrova nelle produzioni teatrali locali.
Mohandas, da piccoli,
rimase particolarmente colpito da una rappresentazione teatrale della leggenda
di Harrîccandra, un giovane eroe che affronta le prove più terribili per non
venire meno alla norma autoimposta di dire sempre la verità.
Altro aspetto
fondamentale dell’Jianismo e il grande rispetto per la vita: la nutrizione
tramite carne è considerata sbagliata, infatti gli europei venivano definiti “mangiatori
di carogne”.
Mohandas era uno
studente come tanti, che non brillava in particolare materie. Non imparò il sanscritto
e, di questo, anni dopo diede la colpa al sistema scolastico, troppo incentrato
sullo studio della lingua inglese.
A 13 anni fu sposato
dalla sua famiglia ad una sua coetanea, Kasturbai. Nell’età adulta, Mohandas
avrebbe criticato questi matrimoni combinati e l’età precoce in cui venivano
suggellati, ammettendo di essere stato “un piccolo despota” , condotto dai
desideri carnali, dalla gelosia e dalla possessione. Egli critica anche il
matrimonio tra caste, frutto di interessi materiali.
Il periodo del
matrimonio è fonte, per Mohandas, di grandi incertezze e della voglia di
sperimentare: Commette qualche furtarello nei confronti del fratello, vuole
assaggiare la carne, sperimenta l’ateismo ed, infine, stanco di tutto e tutti,
medita il suicidio, senza però arrivare a un vero tentativo.
Si libera dei suoi
tormenti confessandosi, con una lettera scritta al padre. Questi, solitamente
severissimo, pianse in silenzio e lo perdonò. Da lui, quindi, Mohandas riceve
la prima lezione di ahimsâ (bontà, amore per tutte le creature, lett: non –violenza).
Terminato il liceo,
Mohandas provò a frequentare l’università di Ahmebad, ma la preparazione
insufficiente non gli permise di seguire gli studi con successo. Nel frattempo
suo padre venne a mancare. La madre, appoggi ondosi al consiglio di un brahmano
(membro di casta sacerdotale), amico di famiglia, lo mandò a studiare in Inghilterra,
per divenire avvocato.
La madre era dapprima
reticente di togliere Mohandas dal suo tessuto culturale, per paura della
promiscuità, della mancanza di una cultura dietetica adatta alla tradizione, ma
poi si convinse a dare la sua benedizione, in quanto convinta che gli studi in
Europa avrebbero consentito a Mohandas di succedere al padre come Primo
Ministro (Diwan).
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