lunedì 16 marzo 2020

Guardando attraverso il limbo del Coronavirus

Io non sono uno di quelli che può stare a casa perché lavoro in una casa di cura.
Non nascondo di avere paura:
Paura che possa essere contagiata mia madre (over 65)
Paura possa essere contagiata mia figlia (6 anni)
Paura che, calcolando anche il mio lavoro, possa essere contagiato anch'io.
Prendo tutte le precauzioni necessarie, esco il meno possibile, ma so benissimo che, a differenza di altri, corro dei rischi.
Ma una parte, dentro di me, non ha paura.
Sarà la spavalderia del "tanto a me non succede", ma c'è qualcosa dentro me che mi rassicura, che mi dice che già da tempo ho preso provvedimenti e che andrà tutto bene. La sorte (e un po' di acume), hanno fatto in modo che almeno il mio nucleo di affetti più stretti sia stato messo al sicuro da un enorme rischio di contagio prima che venissero adottate certe misure.

Mi urta molto, comunque, la facilità di contagio, da quello che osservo.
Ancora troppe automobili in giro, ancora troppe persone in giro e che parlano, senza rispettare la distanza indicata. Troppa gente che non capisce che al supermercato non si va ogni giorno: si fa una lista, ci si organizza.
Sono tuttavia sinceramente convinto che non vi sia nulla di male nel recarsi tra i boschi, facendo attenzione, per una passeggiata isolata dal resto del mondo, un modo per far correre mia figlia, un modo per respirare aria, un modo per fare respirare bene anche la casa

Anche perché, mi chiedo, quanto durerà ancora tutto questo?
Non sono un esperto, ma vorrei comunque condividere alcune considerazioni da profano:
Questo virus, come tutto quello che riguarda le polmoniti, non ama di certo il caldo, tuttavia, a differenza di altri virus, non disponiamo di un vaccino, quindi nemmeno possiamo immaginare che, col caldo di una primavera annunciata (in questo momento scrivo in maglietta e pantaloncini ed è il 16 di marzo), ci saranno meno contagiati, ma che in autunno riparte la giostra.
Quindi come muoversi? Come pensare che anche tutto il resto che ci circonda (lavoro, economia) possa reggere il passo con questa nuova situazione?
Se in Cina hanno chiuso tutto è perché non sono una democrazia e perché di soldini da parte ne avevano a iosa.
Quindi mi pare ovvio che per l'Europa le questione cambia, sopratutto per la mia madrepatria Italia, e che quindi ci sarà bisogno davvero di capire: ora come faremo?
Certo, si prenderanno soldi per le emergenze e sono sicuro che li stati aiuteranno tutti, in qualche modo.

Ma come andremo avanti mesi? Forse un annno?

Solo per queste ultime settimane, ci sarà un conto enorme da pagare.

Ci sarà un conto da pagare per la società, soprattutto economico, ma anche con un buco culturale che internet non può colmare. Non basta vedere il museo del Prado via Internet, film come Gravity necessitano di cinema, il teatro visto in video non ha sapore...
Ci sarà un conto da pagare individualmente, in questa vita reclusa. Di certo, invece, il rapporto tra genitori e figli subirà delle modifiche positive: tra genitori e nonni (il tenersi costantemente aggiornati, anche se non ci si riesce a vedere, evitando messaggi e trovando il tempo per chiamarsi), tra genitori e figli che vivono in casa. Con tutto questo tempo a disposizione, senza scuole, credo che ambo le parti semplicemente troveranno nuovi modi per relazionarsi e i genitori, con una possibilità di decessi maggiorata, semplicemente capiranno la bellezza di stare assieme coi loro figli.
Ma i rapporti sentimentali non stabili? I famosi separati in casa, chi ha smesso di amarsi o chi non ha capito di amarsi? Ci sarà di sicuro uno sfacelo: vivere nella stessa casa 24 ore su 24, 7 giorni su 7...
E, in generale, c'è da chiedersi se poi, in un futuro, la gente avrà la stessa voglia di un aperitivo o una cena tra amici, quando avrà preso l'abitudine a mandarsi 20 Whatsapp al giorno.


E poi i danni nell'economia domestica privata. Che entrino meno soldi mi par ovvio per molti, per chi, come me abita in Ticino, la situazione è ancora peggiore. Il divario salariale enorme tra nord e sud della Svizzera, poteva, in minima parte, essere colmato dai minori prezzi delle merci in Italia. Ora, nel mio piccolo, ho notato un aumento di costi di quasi il doppio per prendere quasi la metà.
Una politica che ha favorito il dumping salariale anche, ma non solo, con manodopera estera retribuita in modo minore, non vorrà trovare soluzioni per le migliaia di nuclei familiari che sono nella mia stessa situazione.


Credo che a un certo ripartiremo con la vita "normale": siamo una società di servizi, la nostra economia si basa su essa. Inoltre l'essere umano è divenuto un animale sociale, al quale una quarantena, alla lunga, causerà deleterie conseguenze (umore, tono muscolare, etc etc).
Il problema è che, per forza, ripartiremo prima che il problema sarà risolto, e questo ci farà inciampare nuovamente.
Chi crede che tutto si fermerà mesi oltre il 4 aprile è un illuso. I conti vanno pagati, la bestia dell'economia va nutrita.
Questo strano limbo diverrà meno limbo e più ancorato al reale, ma credo che ancora per tanti, tanti mesi vivremo una situazione stressante, irta di doveri che si mischiano con pericoli.

Io ho la fortuna di essere abituato a vivere con poco e so, con certezza, di potermela cavare in ogni caso, da un punto di vista pratico.
Ma ci aspettano tempi duri, durissimi.
Spero tutti potremmo esserne all'altezza.





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