Memoria fatta di
spicchi di attimi
Cronologia che si
mischia e si arriccia
Visioni che
accarezzano e scappano dalla
mente vigile
Poi quel periodo, quei
tre mesi
ancora cristallini,
ancora potrei
raccontare giorno per
giorno
del mare e dei baci
e delle birre e dei
fumetti
e della scuola e del
cibo
e dei tanti visi (no,
i loro nomi no)
Non offuscati, ma
nitidi
uno affianco
dell’altro si
mostrano
in sequenza, come una
pellicola che si
srotola
e si srotola
senza fine
Finché finisce.
E un ragazzo alto,
capelli color oro, la pelle quasi nera, scende da un vagone del treno.
È il dicembre del
1996, sto riabbracciando mia madre.
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